Questo 2015…

Ultimi giorni di dicembre, tempo di classifiche. É il momento di raccontarci quale sia stato il disco, il film o il libro migliore dell’anno: anche io, come molti altri, sento l’urgenza di parlarvene un po’.

Di seguito la mia personalissima (e non in ordine di gradimento) classifica dei dischi più interessanti di questo duemilaquindici, con due righe per ciascuna scelta giusto per spiegarvi perchè.

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01 // Steven Wilson – Hand. Cannot. Erase.
Poteva forse mancare l’ultimo disco di Steven? Ovviamente no. Riassunto delle ultime uscite soliste, a cavallo tra prog rock e variazioni più moderne, condito con una storia di isolamento in una grande metropoli, questo terzo lavoro da solista è un ascolto davvero prezioso, emozionale e attuale.

02 // Jakob Bro Trio – Gefion
Chitarrista danese, armato di telecaster e tanti effetti delinea da tempo panorami isolati, freddi e immensi. Questo lavoro in trio lo aspettavo da tanto e me lo aspettavo molto diverso: il risultato è uno splendido disco fatto di silenzi, pause, caos apparente, fraseggi sussurrati e rarefatti. Si respira il ghiaccio, grandi pianure e il desiderio di solitudine.

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03 // Holly Herndon – Platform
Elettronica, materiali sonori grezzi, rumori generati dal computer. Un magma disordinato e allo stesso tempo organizzato, che ci parla di noi e del nostro rapporto con la tecnologia.

04 // Jack Hertz – Unicorn Dreams of Electric People
Jack Hertz, fondatore di Aural Films (che ricrea colonne sonore per film che non esistono) si sporca le mani e rielabora un film già girato. I suoni di Blade Runner (e non le musiche di Vangelis) diventano il materiale originale con cui queste composizioni vengono costruite. L’esito è sconcertante e affascinante: la traccia sonora ricostruisce un mondo a noi familiare, ma nuovo, un’estensione del panorama audio che vive nel film. Riusciamo a superare, mantenedo viva, la dimensione che abbiamo conosciuto vedendo (e ascoltando) Blade Runner. Una vera rivelazione.

05 // Orchestre National de Jazz – Europa Berlin
Orchestrona francese di Jazz contemporaneo. Ci sono echi di divagazioni rock e aneliti a soluzioni sperimentali (vicine a certi minimalismi e a certe insistenze su brevi e intense cellule ritmiche). Viaggio affascinante e a tratti malinconico che vuole ricordarci i luoghi di una Berlino della memoria.

06 // Punch Brothers – The Phosphorescent Blues
Lavoro in studio uscito all’inizio dell’anno, questo nuovo capitolo nella storia Punch Brothers strizza ancora di più l’occhio alla forma canzone, confezionando una serie di brani divertenti, cantabili e intriganti, senza dimenticare un certo impegno e gusto nei testi e nelle strutture. Spettacolare l’iniziale “Familiarity”: in poco meno di undici minuti vengono proposti tutti i punti di forza del gruppo (dal ritmo al gusto per gli intrecci in contrappunto tra violini mandolini e chitarre); il testo realizza una parabola sorprendente che nella testa del mastermind Chris Pile collega la reverenza del canto corale religioso alla partecipazione sentita di persone (forse) sconosciute all’interno di una palestra.

07 // Wanderer – Old Postcard (EP)
Questo duo acustico (Vincenzo De Luce &Matteo Tranchesi alle chitarre) si dedica ad atmosfere sottili e minimali. Ci conquistano con i loro dialoghi in punta di piedi e la loro copertina appena nostalgica. Lo trovate in free download e non ve ne pentirete.

08 // Nick Fraser With Tony Malaby & Kris Davis – Too Many Continents
Trio jazz bass-less (rispettivamente batteria, sassofoni e piano). Sono sfrenati, ognuno per la sua strada eppure sempre assieme. Lavorano sui timbri, sugli intrecci ritmici, su contrappunti acidi e dissonanti. Non vogliono conquistarci con belle melodie e facili effetti: vogliono stingerci nella morsa della loro forza e della loro follia.

09 // John Carpenter – John Carpenter’s Lost Themes
Va motivato? Carpenter è il mago del suono quando si parla di horror: abile sperimentatore (per sua ammissione ignorante e viscerale), manipola suoni e sintetizzatori per creare un unicum visivo/sonoro nei suoi film. Qua lascia indietro le immagini, si confronta con forme più articolate, ma parimenti evocative. C’è tutto: i synth martellanti in 4, le cafonate heavy metal, i sogni da post apocalisse.Il maestro colpisce ancora.

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10 // Waywords and MeanSigns – Recreating Finnegans Wake
Menzione speciale per quest’opera mastodontica  (a cui ho collaborato come Chelidon Frame). L’intera Finnegans Wake viene ribaltata, rinarrata e accompagnata musicalmente, senza vincoli di genere, di interpretazione e di modalità. L’unica regola: il testo ci sia e sia riconoscibile.
Derek Pyle, quasi un mecenate dei nostri tempi, raggruppa decine di artisti e li mette al lavoro su un monolite che arriverà a superare le 31 ore. Da scaricare (è in free download) e da esplorare.

Vorrei concludere con una seconda e diversa classifica. L’ascolto di musica si nutre, oltre che di nuove uscite, di scoperte e riscoperte: qua sotto, allora, trovate un breve elenco di album che ho avuto il piacere di ascoltare durante questo anno, non necessariamente pubblicati nel 2015.

01 // Wowoka – Trees Against The Sky ]2013]
02 // Made to Break – Cherchez la Femme [2014]
03 // Wes Montogomery – The Incredible Jazz Guitar of (…) [1960]
04 // Eric Dolphy – Out There [1960]
05 // Tiziano Tononi – We Did It, We Did It! [2000]
06 // Antonio Sanchez Three Time Three [2014]
07 // Zion 80 – Adramelech: Book of Angels vol 22 [2014]
08 // Iron Maiden – The Book of Souls [2015]
09 // Brian Eno – Ambient 1: Music for Airports [1978]
10 // Nels Cline & Julian Lage – Room [2014]

Informazioni su Alessio Premoli

Chitarrista e compositore di Milano. Porta avanti un progetto solista, con il quale sta per pubblicare il terzo disco, e suona con altri gruppi. Scrive per passione collaborando con OverNewsMagazine e SouniDisotorti. Appassionato di fantascienza e dedito alla matematica (in cui vanta una laurea) lavora come consulente software nella speranza di diventare presto musicista fulltime!
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